Il bollettino irpino

Giornale d'informazione e commento di quanto accada sul territorio avellinese. Acquisto libri con e-mail: jki74@libero.it

venerdì 14 novembre 2025

Avellino: le regionali tra impresentabili e candidati farlocchi..!


Alle prossime elezioni regionali figurano diversi candidati ritenuti impresentabili, tre riconducibili all’area di Cirielli e uno a quella di Fico. 

Tuttavia, al di là dei nomi ufficialmente segnalati, vi sono altri profili che destano preoccupazione per motivi meno visibili ma non meno gravi. 

Condotte amministrative opache, scarsa trasparenza e una concezione del potere spesso distante dal senso di responsabilità pubblica.

L’inchiesta Dolce Vita ha messo in luce un atteggiamento comune a molti di questi protagonisti, nessun segno di autocritica, ma piuttosto una fiducia ostentata nella propria impunità. 

Si difendono con cavilli e eccezioni procedurali, tentando di trasformare i processi giudiziari in un terreno di scontro politico, più che in un momento di verità.

Tra i casi più discussi figura quello di Gianluca Festa, accusato di una gestione disinvolta dei beni comunali e di aver disatteso numerosi impegni assunti all’inizio del mandato. 

Pur in presenza di un bilancio amministrativo controverso e intaccato dalle vicende giudiziarie, continua a godere di un seguito che sembra premiare più lo stile esuberante che i risultati concreti.

La vicenda riflette una tendenza preoccupante nella capacità di alcuni amministratori di mantenere consenso, nonostante comportamenti che mettono in discussione la credibilità delle istituzioni. 

Un fenomeno che interroga non solo la classe politica, ma anche l’elettorato e il sistema dei controlli democratici.

Nicola Giordano, infatti, ci invita a pubblicizzare la propria lettera aperta al Commissario, che noi sintetizziamo così:

Avellino Città Servizi: liquidazione scelta politica, non obbligo contabile..!

L’ex consigliere comunale Nicola Giordano chiede al Commissario straordinario Perrotta, di sospendere la liquidazione di Avellino Città Servizi (ACS), società pubblica del Comune, e di aprire un confronto trasparente sulla gestione dei servizi cittadini.

Giordano ricorda che il Consiglio comunale aveva già deliberato la ricapitalizzazione dell’azienda, mai attuata, e denuncia la mancata approvazione dei bilanci 2023 e 2024 senza spiegazioni ai cittadini.

Per l’ingegnere, la decisione di liquidare ACS non risponde a ragioni tecniche ma a una scelta politica che rischia di favorire nuove esternalizzazioni, come quella contestata con Telereading, giudicata sbilanciata dall’ANAC.

Giordano conclude con un invito alla trasparenza e al rilancio della gestione pubblica, evitando di replicare le scelte dell’amministrazione precedente che hanno indebolito la capacità operativa del Comune.

RDM

giovedì 13 novembre 2025

Avellino: c'è giornalismo e giornalisti, chi ci guadagna e chi ci rimette..!


La nuova strategia per zittire la stampa libera è quella di portarla in giudizio senza interuzioni di continuità, i ricconi fanno fede sulle proprie sostanze e sulla risicata possibilità econmica del professionista.

Un fenomeno che in ambito giornalistico e legale viene definito SLAPP, acronimo di Strategic Lawsuit Against Public Participation, cioè causa strategica contro la partecipazione pubblica.

In pratica i potenti o i soggetti con grandi risorse economiche usano azioni legali ripetute, costose o intimidatorie per zittire o scoraggiare la stampa indipendente, anche quando sanno di non avere reali possibilità di vincere in tribunale.

L’obiettivo non è ottenere giustizia, ma esaurire economicamente e psicologicamente il giornalista o il piccolo editore, costringendolo all’autocensura.

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha riconosciuto questo rischio e ha avviato misure per contrastarlo, tra cui la direttiva anti-SLAPP (approvata nel 2024), che mira a proteggere i professionisti dell’informazione e gli attivisti da queste cause temerarie.

giornalisti e le piccole testate sono spesso lasciati soli davanti a questo tipo di pressione economica e giudiziaria.

Dal 2024 l’UE ha approvato la direttiva anti-SLAPP, che consente al giudice di respingere rapidamente le cause chiaramente infondate o abusive.

Condannare il querelante a pagare le spese legali e un risarcimento per l’abuso del processo.

Anche se la direttiva deve ancora essere recepita in Italia, entro il 2026, può già essere invocata come principio europeo nelle cause civili o penali legate alla libertà di stampa.

Un punto molto interessante è la differenza tra la spettacolarizzazione di un presunto abuso e la sua analisi ragionata. 

In effetti, nel dibattito pubblico e mediatico capita spesso che le accuse, soprattutto se coinvolgono figure politiche o magistrati, vengano amplificate fino a trasformarsi in scontro ideologico più che in riflessione sui fatti.

Un aspetto cruciale è la distinzione fra volontà diffamatoria dalla critica legittima

Sempre più spesso bisogna misurare le parole. 

Basta una sfumatura, un’espressione poco accorta, per rischiare di offendere qualcuno, pur senza intenzione.

In questo clima, il linguaggio diventa terreno minato, si parla con cautela, non per rispetto, ma per paura di toccare nervi scoperti.

La linea è sottile, ma fondamentale, anche per chi giudichi a volte con superficialità o per mero pregiudizio.

Non basta leggere le carte, serve capire il contesto, l’intento comunicativo e l’effetto concreto delle parole.

RDM


mercoledì 12 novembre 2025

Avellino: siamo il capoluogo delle truffe..?

 

La recente inchiesta sulle presunte truffe assicurative scoperte a Lauro rappresenta, secondo molti osservatori locali, l’ennesimo segnale di una deriva etico-istituzionale che interessa da anni vaste aree della provincia. 

Il quadro che emerge dalle indagini non riguarda solo singoli episodi di illecito, ma sembrerebbe includere un contesto più ampio in cui rapporti personali, interessi particolari e gestione del potere rischiano di sovrapporsi all’esercizio corretto delle funzioni pubbliche.

In questo scenario si inserisce anche il procedimento che coinvolge l’ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, al centro di una delle vicende giudiziarie più discusse degli ultimi mesi.

Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura, Festa avrebbe organizzato e diretto un sistema corruttivo esteso, che vede coinvolte almeno ventisette persone. 

Un impianto che gli inquirenti definiscono riconducibile a una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata – a vario titolo – alla gestione irregolare di rapporti, favori e appalti.

Nonostante la gravità delle contestazioni, l’ex primo cittadino ha continuato a mostrarsi attivo e sorridente sui propri profili social. 

Ogni mattina partecipa al dibattito pubblico, condividendo momenti della propria quotidianità, commenti sulle attività politiche e perfino consigli pratici, come la scelta delle gomme per la propria auto. 

Pippo, dopo la seconda operazione, ha urgenza di un aiuto economico..!

Un’immagine pubblica serena, a tratti persino spavalda, che contrasta con il peso della vicenda giudiziaria in corso.

Parallelamente, prosegue anche la discussione sulle prossime elezioni regionali. 

Festa, secondo quanto da lui stesso dichiarato, sarebbe pronto a rientrare in gioco con il sostegno di movimenti e partiti che, pur coinvolti anch’essi in vicende giudiziarie o comunque oggetto di contestazioni politiche, non sembrano porre come prioritaria la questione etica nella selezione della classe dirigente. 

Augusta Montaruli, condannata a un anno e quattro mesi di reclusione, partecipa alla commissione parlamentare Rai contro Ranucci.

Una scelta che riapre un interrogativo cruciale: quale credibilità può conservare un’istituzione se coloro che la rappresentano sono, a vario titolo, indagati, imputati o condannati?

Se le accuse e le ricostruzioni degli inquirenti saranno confermate nei prossimi passaggi giudiziari, ci si troverebbe di fronte non a episodi isolati, ma all’ennesimo segnale di un indebolimento sistemico dello Stato di diritto nel territorio. 

Un rischio che va oltre la cronaca giudiziaria e che riguarda direttamente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

In attesa degli sviluppi processuali, resta una certezza: la vicenda di Lauro e il caso Festa rappresentano un banco di prova non soltanto per la giustizia, ma per l’intera comunità politica e civile della provincia.

RDM

martedì 11 novembre 2025

Avellino: «È tempo di rimettere in movimento le persone perbene» da Massimo Passaro.

 

C’è stato un tempo in cui la politica era una cosa seria. Un tempo in cui contavano le idee, l’impegno, la responsabilità. Oggi, purtroppo, la scena è dominata da uomini soli al comando, incapaci di ascoltare, privi di visione, privi di un’organizzazione reale. Gli elettori sono stanchi: stanchi di vedere sempre gli stessi volti, stanchi di non avere una prospettiva, stanchi di essere chiamati alle urne solo per legittimare scelte già scritte.

A destra come a sinistra, anche in queste elezioni regionali, si assiste a un copione stanco. Candidati che hanno già amministrato Avellino senza lasciare traccia, che si ripresentano come se nulla fosse, senza un progetto, senza un gruppo, senza un legame vero con la città. Uomini e donne che parlano di cambiamento, ma che in realtà rappresentano la continuità di un sistema chiuso e autoreferenziale.

Vedere immagini di uomini soli che tentano di governare una città o una regione è ormai imbarazzante. La gente è confusa, disorientata, spesso delusa. Nel centrodestra ritroviamo figure che un tempo militavano nel centrosinistra e che oggi si reinventano portabandiera di valori che non appartengono loro. Nel centrosinistra, invece, si ripropongono gli stessi amministratori che hanno gestito male città, provincia e regione, ignorando i risultati fallimentari della propria azione.

Il risultato è evidente: Avellino ha perso la sua identità di capoluogo, è diventata un paesotto svuotato di vita e di prospettive. Le vetrine chiuse, le case vuote, i giovani che emigrano, i commercianti che non ce la fanno più: sono i segni di una città che muore lentamente, nell’indifferenza di chi la governa.

Eppure basterebbe poco per cambiare rotta. Non servono opere faraoniche o promesse irrealizzabili. Servono idee chiare, concrete, capaci di restituire dignità e vitalità al territorio: una rete di collegamenti efficiente con Napoli e Salerno, servizi accessibili, spazi culturali e produttivi, luoghi di aggregazione, una vera politica per i giovani e per le famiglie.

Ma per costruire tutto questo servono persone perbene. Persone che vivono la città ogni giorno, che conoscono i problemi reali, che non cercano una poltrona ma vogliono mettersi al servizio della comunità. È tempo di rimettere in movimento le persone perbene, quelle che non hanno mai smesso di credere nella buona politica e nel valore del fare.

L’elettore medio non è ingenuo: sa riconoscere chi ha lavorato e chi si fa vedere solo in campagna elettorale. Tuttavia, scegliere di non votare è un errore, perché significa lasciare campo libero proprio a chi ha ridotto la politica a un mestiere. Oggi più che mai serve partecipazione, serve coraggio, serve una nuova generazione di cittadini disposti a rimboccarsi le maniche.

Avellino merita di tornare a essere una città viva, centrale, rispettata.

E questo sarà possibile solo quando la politica tornerà ad avere un volto umano: quello delle persone perbene.

Massimo Passaro 

Avellino: decoro pubblico e responsabilità politica: il nodo che l’Italia non riesce a sciogliere.

Lo scuorno non ha limite..! 

Forza Italia ha scelto di mantenere nel proprio simbolo la parola Berlusconi, una decisione che non appartiene semplicemente alla memoria, ma alla volontà di radicare la propria identità in un leader che continua a rappresentare il baricentro politico e simbolico del partito. 

È una scelta che segnala la difficoltà a costruire una leadership autonoma e, soprattutto, a fare i conti con le ombre del passato. 

Se è vero che Silvio Berlusconi non è mai stato condannato per mafia, è altrettanto vero che la Corte di Cassazione, nella sentenza sul suo collaboratore Marcello Dell’Utri, ha ricostruito un rapporto di contiguità tra il gruppo imprenditoriale berlusconiano e ambienti mafiosi negli anni Ottanta. 

Una pagina storica complessa, che avrebbe richiesto un’elaborazione pubblica e non un congelamento simbolico.

Il quadro politico attuale è segnato da un problema più ampio, la distanza crescente tra legalità formale e responsabilità istituzionale. 

L’Italia non è nuova a figure pubbliche coinvolte in procedimenti giudiziari, ma ciò che colpisce è la normalizzazione di queste situazioni come se fossero incidenti trascurabili. 

La vicenda irpina che coinvolge l’ex sindaco Gianluca Festa e l’ex vicesindaco Laura Nargi, nell’ambito dell’inchiesta nota come Dolce Vita, si inserisce esattamente in questo contesto. 

Le accuse, che vanno dalle pressioni negli appalti ai rapporti privilegiati in procedure amministrative, dovranno naturalmente essere accertate in sede processuale. 

Tuttavia, il punto politico non riguarda l’esito delle indagini, ma l’assenza di una cultura della sospensione volontaria dagli incarichi quando la funzione amministrativa è toccata da sospetti gravi. 

È un principio di tutela dell’istituzione, non dell’imputato.

Lo stesso vale sul piano nazionale. 

Augusta Montaruli, ex sottosegretario di Fratelli d'Italia, condannata in via definitiva per peculato, ha lasciato il governo ma non ha rinunciato ai ruoli parlamentari, arrivando a sedere nella Commissione di Vigilanza Rai, organismo che dovrebbe garantire autonomia e imparzialità del servizio pubblico. 

Il paradosso è evidente: chi è stato condannato per l’uso improprio di fondi pubblici è chiamato a vigilare (?) sulla correttezza dell’informazione pubblica.

Il problema non è l’orientamento politico dei singoli partiti, ma la crisi del principio di decoro istituzionale

Quando chi ricopre ruoli di garanzia non percepisce la necessità di essere irreprensibile — o almeno di mostrarsi tale — il messaggio che arriva al Paese è che la legge è un limite negoziabile e la politica è uno spazio riservato a chi sa muoversi nelle sue zone d’ombra.

Se i sondaggi confermano che la destra di governo continua a radicarsi, la domanda da porsi non è solo politica ma culturale: che cosa ci aspettiamo da chi ci rappresenta? 

E quanto siamo disposti a tollerare in nome dell’identità di schieramento?

Restituire dignità alle istituzioni non richiede grandi riforme, ma regole semplici quali la sospensione dagli incarichi di controllo in caso di condanna definitiva; 

trasparenza nei processi di nomina; gestione degli appalti con sistemi automatizzati e verificabili; rotazione degli incarichi apicali negli enti locali. 

La credibilità di una democrazia si misura nella coerenza quotidiana, non nelle dichiarazioni solenni.

Finché la politica continuerà a considerare la questione morale un ingombro, a rimetterci non saranno i partiti, ma la fiducia dei cittadini nella cosa pubblica.

RDM

lunedì 10 novembre 2025

Avellino: la politica del così fan tutti non è una giustificazione..!

Condannato nello scorso maggio, a tre anni e quattro mesi di reclusione..!

La recente presa di posizione di Edmondo Cirielli, oggi rappresentante del Governo, merita qualche riflessione. 

Nel tentativo di difendere l’inserimento di Gianluca Festa nelle liste che dovrebbero sostenere la candidatura alla presidenza della Regione Campania, Cirielli ha liquidato come polemiche paesane le osservazioni relative alla posizione giudiziaria dell’ex sindaco di Avellino. 

Gianluca Festa è attualmente a processo con contestazioni pesanti, tra cui l'associazione per delinquere, altro che polemiche paesane, signor Cirielli, il rinvio a giudizio ha evidentemente un significato diverso dalle sue sciocche elucubrazioni.

Non pago, il viceministro ha richiamato a giustificazione un altro caso, quello di Enzo Alaia, anch’egli coinvolto in un procedimento per presunti concorsi falsati, ricordando che è stato candidato da Roberto Fico. 

Un argomento che si sintetizza nel più noto così fan tutti, come se la ripetizione di una scelta sbagliata la rendesse improvvisamente giusta. 

Si vorrebbe però ricordare al viceministro che la sua responsabilità è verso gli Italiani, non nei confronti dell’ex presidente della Camera, e che l’etica pubblica non è un accessorio ornamentale da salotto, ma un principio che dovrebbe guidare chi ricopre un ruolo istituzionale.

La decisione di puntare su Festa, interessante quale presunto detentore di un pacchetto di voti determinante per l’assetto politico regionale, è un’operazione che guarda al calcolo elettorale più che al decoro delle istituzioni. 

Il suo mandato alla guida del Comune di Avellino non verrà ricordato per servizi e risultati a favore della cittadinanza, ma per una lunga sequenza di appalti, concorsi e incarichi finiti al centro delle indagini della Procura. 

Non è compito di questo giornale stabilire colpe o assoluzioni, sarà la magistratura a farlo. 

Ma è legittimo discutere l’opportunità politica e morale di una candidatura in tali condizioni.

È vero, la legge consente a un indagato, e perfino a un imputato, di ripresentarsi.

Tuttavia, c’è una differenza tra ciò che è possibile fare e ciò che è decoroso fare. 

In momenti come questo, chi avesse davvero a cuore la comunità dovrebbe mantenere un profilo basso, riconoscendo almeno la responsabilità di aver contribuito, anche involontariamente, a danneggiare l’immagine di un territorio già provato.

E invece accade che l’educazione diventi percepita come debolezza, e il rispetto come ingenuità. 

Una politica che insegue la quantità dei voti anziché la qualità della rappresentanza finisce per assomigliare a ciò che il cittadino onesto rifiuta: una competizione senza regole, dove conta soltanto vincere. 

Ma a vincere, così, non sarà mai la Comunità.

RDM

sabato 8 novembre 2025

Avellino: se resteremo nelle mani di gente come Festa e Nargi, il futuro è già scritto..!

 

La stagione amministrativa guidata da Gianluca Festa e sostenuta, in diversi momenti, da Laura Nargi resta, per molti cittadini avellinesi, un periodo che ha lasciato solo ombre e nessuna luce. 

Le vicende amministrative, le scelte politiche contestate, i toni spesso sopra le righe e la narrazione costante di una presunta battaglia contro il sistema hanno portato Avellino al centro dell’attenzione nazionale in modo tutt’altro che lusinghiero.

Oggi, nonostante le polemiche ancora aperte e gli accertamenti giudiziari in corso, alcuni protagonisti di quella stagione tentano di tornare in scena rivendicando risultati, visioni e capacità che una larga parte dell’opinione pubblica non ha riscontrato nella realtà amministrativa vissuta. 

Ciò che colpisce non è il legittimo diritto a ricandidarsi, quello non è mai in discussione, ma il tono. 

Una comunicazione politica spesso improntata alla sfida, alla personalizzazione del conflitto, alla rivendicazione di un ruolo quasi salvifico.

Nargi presenta il proprio percorso come un’esperienza amministrativa capace di produrre sviluppo, mentre Festa si propone come figura che avrebbe subito ingiustizie e processi politici, arrivando a raccontare il proprio contenzioso con la magistratura come una battaglia di civiltà. 

È una narrazione che ribalta il senso comune, da amministratori sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica e delle istituzioni di controllo, a protagonisti di una lotta personale contro un presunto accerchiamento.

E tuttavia, quello che molti avellinesi ricordano è altro, una città divisa, scelte amministrative discusse, e una sovraesposizione mediatica che ha finito per sovrastare contenuti e risultati. 

È comprensibile, quindi, che una parte consistente della comunità guardi con preoccupazione al ritorno di questo protagonismo politico.

La politica locale, soprattutto in una realtà delicata come Avellino, non può ridursi a narrazioni identitarie o a contrapposizioni urlate. 

C’è bisogno di responsabilità, misura, progettualità e, soprattutto, capacità di ascolto. 

Riproporre schemi già vissuti e già contestati rischia di trascinare la città nuovamente in una stagione di conflitto sterile, in cui le energie si consumano in tensioni personali e non in costruzione di futuro.

Avellino ha già pagato abbastanza.

RDM